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Attilio Brilli,

Omaggi Letterari di Alberto Sughi

Il Museo Civico di Sansepolcro, una delle pinacoteche piu' prestigiose della Toscana per la presenza di capolavori di Piero della Francesca, non accoglie di norma mostre temporanee o retrospettive di artisti viventi. Con cio' si tende a sottolineare la sacralita' e l'adeguata conservazione della memoria. L'ospitalita' accordata alle tavole che Alberto Sughi dedica alla triade letteraria Dante, Leopardi, Manzoni non e' un'eccezione, ne' tanto meno uno strappo alla regola, essa rientra bensi nel genere di raffinate esposizioni a carattere monotematico e interdisciplinare che hanno luogo periodicamente nella sala verde dell'istituzione museale.
Varra' ricordare per altro che vane esposizioni tenute negli anni passati avevano appunto questo carattere, sia che si trattasse della mostra di importanti collezioni private, oppure di altre occasioni espositive create appositamente, da quella sui briganti della campagna romana colti dall'occhio del pittore straniero, a quella particolarmente fortunata sui bozzetti originali della propaganda fascista, a quella in-fine sulle illustrazioni delle citta' toscane del grafico americano Joseph Pennell.
C'e' una singolare continuita' fra l'illustratore di libri Joseph Pennell e le "tavole letterarie" di Alberto Sughi. Eredi di culture diverse e chiamati a operare in momenti lontani fra loro, affrontano entrambi il problema della translitterazione, cioe' della traduzione di un dato contesto da un linguaggio - quello letterario - ad un altro, quello figurativo. len Pennell illustrava Washington living, Edgar Allan Poe, Henry James; oggi Sughi ci illustra Dante della Vita Nuova, Leopardi delle Operette morali e Manzoni dei Promessi sposi. Ce' tuttavia una sostanziale differenza fra il lavoro di Sughi e quello di tanti altri illustratori di classici della letteratura, da Aligi Sassu, a Giorgio De Chirico, a Fabrizio Clerici, per non dire di piu' distanti progenitori italiani e stranieri. Le sue illustrazioni hanno spesso vita autonoma. Sono omaggi letterari nel vero senso del termine, godibili in se', non totalmente asserviti alla pagina scritta, alla quale rimandano solo in seconda battuta, in un sussulto della memoria sospinta a scavalcare lunghi lassi temporali. In questo senso la contemporaneita' degli scrittori illustrati e' direttamente proporzionale alla natura affatto vicaria delle illustrazioni ai testi di riferimento. Qualcosa di simile accadeva con le splendide tavole manzoniane di Tranquillo Cremona, di Giovanni Fattori, di Giovanni Previati che investivano della propria inconfondibile personalita' stilistica i vari momenti dell'opera del Manzoni.
In un'intervista rilasciata, or non molto, a Sergio Zavoli troviamo un'affermazione rivelatrice tramite la quale Sughi spiega il proprio rapporto con Dante: "Ho pensato che una componente, depositata al fondo della coscienza, importante nel determinare la nostra identita' di italiani, faccia riferimento a Dante; e' stata questa la ragione che mi ha suggerito un ciclo di sette opere... che ho voluto chiamare Dante fra noi". Sarebbe limitativo interpretare le tavole di Sughi solo e unicamente come una proiezione nell'attualita' dei personaggi danteschi con il loro corrusco corredo di vizi, di virtu', di sogni, di passioni. Perche' per il nostro pittore Dante e' innanzi tutto l'elemento di coesione dell'identita' nazionale, la sua piu' solida garanzia. Non e' un caso se piu' di un secolo e mezzo fa, nell'imminenza dell'unita' d'Italia, un intellettuale come Thomas Carlyle poteva annotare: "Un paese che puo' vantarsi di annoverare Dante fra i propri poeti e' di per se' unito".
Il testo che il pittore sente di potere illustrare accende la fantasia e attiva le potenzialita' del linguaggio figurativo. Talora si puo' trattare di una vera e propria animazione, quello che accade alla traduzione iconografica dei Promessi sposi operata da Renato Guttuso che si eccita dinanzi alle scene di massa, come nell'assalto al forno delle Grucce, o al cospetto del carro dei monatti stracarico di cadaveri. Talaltra, e questo avviene nelle tavole di Alberto Sughi, una maggiore imparzialita' e un piu' marcato distacco emotivo consentono al pittore una lettura piu' pausata e piu' "classica" del testo letterario. La qual cosa si verifica sin dai ritratti degli scrittori che nascono dalla rivitalizzazione di una tradizione iconografica consolidata, per non dire obsoleta. Questo spiega l'inusuale scelta tematica di Sughi che, specie per Leopardi delle Operette morali e Dante della Vita nuova, si rivela illustrazione di idee e di concetti, piu' che narrazione visiva di episodi e di eventi. E questo raffrontarsi con le idee piuttosto che con i fatti diventa a sua volta sintomo di una sintonia profonda con l' opera illustrata e garanzia del suo perenne rinnovamento, al di la' delle barriere di cultura e di tempo.


Attillo Brilli
Presidente della istituzione Biblioteca Museo Civico di Sansepolcro
Sansepolcro, Luglio 2003

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