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G. Mascherpa: Sughi e la Solitudine

 

A. Sughi, Uomo coi cani

Alberto Sughi, Uomo coi cani, Olio su tela, 70x60cm, 1967

" ... come l'artista sia passato dalla fase di risentimento generico e polemico verso una certa umanità, ad una serena seppur spietata analisi della condizione umana. Ne fa fede, soprattutto, quel bellissimo quadro del 'pover'uomo' abbandonato sul lettuccio e cui una triade di cagnoli soltanto è restata fedele uno va ad annusarlo con l'inconfondibile atteggiamento del cosiddetto 'amico dell'uomo' quando sia incerto se una 'cosa' sia viva o morta; un altro vagola per quel bellissimo pavimento d'assi mosso da brividi di luce e un terzo se ne sta in attesa di chissà che, in quella stanza impregnata di silenzio e in cui gli attaccapanni, le macchie sui muri, i bagliori riflessi della luce sulle cose destano rumori latenti e remote ossessioni, movimenti questi, propri del segno e della fantasia. Oppure in quell'altro quadro ('ritratto immaginario') in cui, alla presenza insolitamente fisicizzata dell'uomo, fa riscontro un minaccioso brulicare di 'figure quotidiane', scarpe, vasetti di fiori, attaccapanni... Oppure infine in quegli interni di 'magico' chiaroscuro dove le poltrone in penombra assumono l'aspetto inquietante (e tipicamente surrealista) di presenze oscure e vive, quasi a definire lo stato d'animo (tipico d'oggigiorno) di sentire insidiata la nostra intimità, di vederla contaminata da queste presenze ogni giorno più autonome e indipendenti, sedie e poltrone e cuscini dell'età automatizzata che potrebbero anche agitarsi e reagire alla tirannìa dell'uomo.

Quadri tutti che rivelano non già una nuova svolta di Sughi ma la consapevole presa di coscienza della sua realtà poetica e pittorica. Un tempo i suoi quadri erano abitati da larve umane che soffocavano in prigioni di vetro e di fumosa noia; oggi, invece, da uomini che prendono coscienza della loro solitudine e la 'muovono' coi loro sottili incantesimi mentali, che sono tanto più sfrenati e liberi quanto più la costrizione organizzativa della umanità nella vita sociale, comprime e imprigiona l'uomo e a cui soltanto — a dispetto del materialismo imperante della civiltà dei costumi — s'affidano le speranze d'una sopravvivenza della spiritualità umana."

 

G. Mascherpa

Tratto da G. Mascherpa, Gli artisti della generazione del '60: Sughi e la solitudine, in L'ITALIA, 16 Dicembre 1967


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