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Alberto Sughi,

La guerra non ha un suo colore

In una nera notte di burrasca dentro una stanza con vetri alle finestre, al riparo dal vento e dalla pioggia, un uomo e una donna, si abbracciano teneramente.
In un'altra parte del mondo, nella luce rosata del mattino mentre il sole si leva su un mare calmo e trasparente, un aereo irrompe dal silenzio con improvviso frastuono e raffiche di mitraglia disegnano zampilli di sabbia sulla spiaggia: la corsa di due soldati si arresta nella polvere e nel sangue.
Il sole continua a splendere ignorando i disastri della guerra , la notte a scendere nel tempo della pace .
Non sono l'ombra o la luce , né il nero o il rosa a dare espressione alla paura o alla serenità. Non ci sono in natura i colori della pace e quelli della guerra.
E' tuttavia diffusa una specie di convenzione culturale , largamente condivisa , che assegna ai colori significati prestabiliti.
Così il nero, il grigio plumbeo, il bianco sporco, i contrasti violenti della luce appaiono i più idonei a rappresentare la morte, la distruzione, il terrore, e tutto ciò che di livido e sinistro procura la guerra per coloro che ad essa si oppongono o magari ,misticamente, a quella si votano
Ma il nero e il grigio non sono per se stessi i colori della guerra; sono solo riferimenti convenuti per rappresentarla.
Ad Arezzo, nel grande ciclo di affreschi per la chiesa di S. Francesco, Piero della Francesca dipinge una terribile battaglia adoperando tutt'altra scala di colori.
Ci sono lance che trafiggono corpi, teste di soldati morenti tra scorci di zampe di cavallo, eleganti armature e stendardi che sventolano in un cielo azzurro cobalto.
Rimaneva fermo .nei suoi principi d'artista rinascimentale, l'antico maestro "colorare
intendiamo dare i colori commo nelle cose se dimostrano, chiari e oscuri secondo che i lumi li devarian.
Nella seconda metà del seicento invece i quadri di battaglie diventano un genere pittorico come una grande epopea con cavalli e cavalieri a combattere in un vortice di polvere tra alberi frondosi, sotto cieli screziati di nuvole dorate .
Bisognerà arrivare " ad Antoine Jean Gros , al suo "Napoleone alla battaglia di Eylau" del 1808 perché la visione tradizionale venga sovvertita:" Per la prima volta un pittore della violenza non abbellisce, non trasforma in festa, in bellezza scenografica, il carnaio e la morte" ( A Masson) .
Subito dopo" La ritirata di Russia" , il terribile telero di Nicolas Toussant Charlet sintonizza in maniera irrevocabile il nero e il grigio alla rappresentazione guerra .
Poi arriva il cinema a suggerire , a indicare anche il colore psicologico ,tragico e insensato: " All'ovest niente di nuovo " di Milestone 1930.

E oggi diventiamo spettatori attraverso la televisione, di un fondale verdino con ombre che si muovono in mezzo a squarci di bianco sul teleschermo; sembrano sequenze di un video gioco; è invece la guerra in Iraq ai raggi infrarossi: la guerra più terribile, i bombardamenti della notte colorati in "verde veronese".:

Infine ci sono, a confrontarsi con questa guerra , i colori delle nostre parole, i colori dei nostri convincimenti, quelli dei nostri sentimenti, delle nostre paure e delle nostre speranze e, insieme , il colore aspro delle contrapposizioni che ogni guerra tende a rendere insanabili.

Se non è mai facile distinguere la ragione dal torto; in queste condizioni diventa impossibile.
Il vero e il falso spesso si assomigliano molto e la differenza devono essere più piccole di quello che si crede se spesso è così facile contrabbandare il falso per vero.
E tuttavia proprio in quella differenza di difficile percezione è racchiuso l'insanabile contrasto dei due termini.
Ma sarà poi vero che le due espressioni siano sempre e solo contrapposte?
Ho sentito più volte affermare:" Delle due l'una : o è così o è cosà" ; ciononostante ho sempre nutrito qualche sospetto per quello che si vuol fare apparire lapalissiano e continuo a pensare che il vero sia cosi nascosto sotto le apparenze che non sia molto facile farlo venire alla luce.
Sarà solo la storia a svelarci il significato degli accadimenti , a farci capire cosa era nascosto sotto quello che credevamo di vedere? O anche la storia dovrà essere continuamente riscritta?
O sarà invece l'arte , nutrita di ambiguità, di avventura e di arbitrio, in grado di rappresentare l'impensabile connessione tra il vero e il falso?


In questi tempi drammatici non possiamo dimenticare il colore forte della poesia. Leggiamo insieme questa bella poesia di Wim Wender.


LA RAGIONE SMARRITA
Sono tante le cose
che non comprendo
di questa guerra
e cosi poche
quelle che afferro
Una sola mi sembra
Abbastanza certa:
ogni guerra
è una guerra
Ogni guerra
finisce per mangiarsi
le sue ragioni
quand'anche
fossero le migliori.
E continuo a pensare
Che combattere il male
Con un altro male
Non può, alla fine, essere un bene.


Alberto Sughi, la guerra non ha un suo colore, Roma, Marzo 2003

 

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