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Fabio Magalhaes

ALBERTO SUGHI: TEMPERE 1990
MUSEU DE ARTE ASSISS CAHTEAUBRIAND
SAO PAULO( 27 Aprile 29 Maggio 1994)


L'esposizione di tempere di Alberto Sughi è la prima che l'artista realizza in America Latina e rappresenta la sua produzione recente, con opere realizzate nel 1990.
Messe le radici a Roma negli anni '50, Sughi è oggi uno dei pittori più espressivi del dopoguerra in Italia che si è mantenuto fedele alla figurazione e che ha saputo, all'interno della corrente del realismo, sfuggire alle limitazioni dottrinarie e creare, nel corso degli anni, un linguaggio personale di grande intensità e profondità riflessiva nel trattare i temi ed i personaggi scelti. La pittura di Alberto Sughi non nasconde il suo processo creativo, rivela anzi la maestria del suo disegno e la ricchezza della sua elaborazione cromatica. Nelle tele esposte la trasparenza degli strati di colore, che coprono parzialmente la superfìcie, non nasconde gli strati sovrapposti e produce una fluidità nei personaggi e negli oggetti elaborati partendo da un grafismo vigoroso e stabilisce una intima relazione pittorica fra la pittura e lo sfondo. Il colore costruisce una luce autunnale. Una atmosfera, come fumo, avvolge tutto l'ambiente. Questo insieme formato dal personaggio e dal suo contorno compone uno scenario, un tutto di grande forza espressiva. Il significato della scena non è narrativo come il risultato della somma degli elementi, ma la sua ricchezza sta proprio nell'impossibilità di dissociare gli elementi, di separare le parti che compongono la sua pittura. La distanza e l'isolamento creati dall'artista stesso sono due aspetti fondamentali della sua visione del mondo e costituiscono il suo modo di intendere lo spazio umano. Suggeriscono un'estrema assenza di socievolezza, le sue figure sono solitàrie ed anche nelle scene dove agiscono diversi personaggi è solamente la solitudine che li unisce. Persino nelle scene di amore, nel letto, persiste un vuoto enorme, un allontanamento nella relazione della coppia. Il pittore impone anche un allontanamento dell'osservatore dalla sua opera. Di fronte ad un dipinto di Sughi sentiamo una situazione di isolamento e percepiamo che esiste una distanza che non si può trasporre anche quando ci avviciniamo alla tela. I personaggi di Alberto Sughi occupano con il loro vuoto tutti gli spazi della tela, il divano su cui siedono, il banco del bar, il paesaggio che osservano attraverso la finestra, il letto e la stanza in cui fanno l'amore.
Forse potremo trovare una sorta di affinità con scrittori come Moravia e Leopardi o con registi come Antonioni e Visconti o ancora con alcuni pittori come Edward Hopper, Lucien Freud e, soprattutto, Francis Bacon.
Sughi non esplora il grottesco nelle figure ritratte ed il suo realismo non vuole sottolineare la decadenza del corpo, come appare negli eccelsi dipinti di Lucien Freud; egli elabora i suoi temi con raffinatezza ed eleganza e ci richiama alla memoria Degas e Boldini. Un sentimento di malinconia permea la sua opera. Pochi artisti plastici hanno affrontato così a fondo questo sentimento di solitudine, talvolta di incomunicabilità, di tristezza che invade l'anima, di silenzio, di vuoto, di tedio.

Fabio Magalhaes, museum head keeper, Sao Paolo 1994

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